Per questo mese è nostro ospite Francesco Esposto, Responsabile Sostenibilità e Innovazione di Acque Bresciane. Parliamo di sostenibilità con un fornitore di servizi idrici che è anche Società Benefit: buona lettura!
1. Con l’aggravarsi della crisi climatica, l’erogazione e l’uso di risorse idriche sono sempre più al centro della questione ambientale. Come fornitore pubblico di acqua, come percepite e definite la vostra missione di sostenibilità?
Fornire un servizio idrico integrato significa di per sé fare economia circolare, poiché non riguarda solamente l’erogazione di acqua potabile nelle abitazioni, ma anche la gestione delle fognature e della depurazione: l’acqua viene captata, utilizzata, e deve essere restituita all’ambiente nelle stesse condizioni in cui è stata prelevata, se non in condizioni migliori. Di qui il nostro purpose, “Ogni goccia conta: protagonisti della sostenibilità, competenti per innovazione”, che abbiamo declinato nei nove obiettivi del nostro Piano di Sostenibilità per il 2045. Alcuni di questi sono ambientali, come dimezzare le perdite idriche, migliorare la qualità organolettica dell’acqua e riutilizzare completamente l’acqua in uscita dai depuratori. Altri riguardano il benessere sociale sia interno che esterno all’azienda: la sicurezza sul lavoro, la parità di genere e il welfare, in ufficio come nei cantieri, ma anche la tutela degli utenti più a rischio e una missione educativa di promozione della cultura della sostenibilità.
2. In un territorio ricco di risorse idriche come il bresciano, un ruolo fondamentale è rivestito dai processi di separazione delle acque reflue e trattamento di quelle potabili. Come si possono minimizzare gli sprechi e assicurare una circolarità della vita dell’acqua durante queste procedure?
Seppure il nostro territorio sia stato storicamente definito come ricco d’acqua, i cambiamenti climatici ci stanno facendo rendere conto che le risorse idriche non sono infinitamente disponibili. L’acqua che viene fornita ai cittadini in provincia di Brescia proviene da diverse fonti, principalmente da pozzi sotterranei a centinaia di metri dal suolo, ma anche da fonti superficiali come il lago di Garda e sorgenti dei territori montani. Questa differenziazione comporta la combinazione di diversi sistemi di prelievo, trattamento e gestione. Come fornitori ci stiamo impegnando allora a interconnettere i sistemi idropotabili dei diversi comuni, per assicurare e garantire una capacità di mutuo soccorso e spostamenti delle acque tra territori in caso di necessità. E’ poi fondamentale la collaborazione con enti pubblici e cittadini, soprattutto nei periodi estivi. Nel 2022 sono state emesse parecchie ordinanze di restrizione dei consumi idrici per le disponibilità ridotte di acqua, e le risposte sono state molto positive, con diversi punti percentuali di riduzione dell’utilizzo. Un messaggio che cerchiamo di far passare sempre di più è quindi una gestione consapevole dell’acqua a livello familiare, ad esempio evitando di usare acqua del rubinetto di alta qualità per ogni cosa.
3. La fornitura e la stessa rete idrica rischiano sempre più, come già accaduto, di essere interessate da eventi climatici estremi come la siccità o dissesti idrogeologici. Avete messo in pratica delle iniziative di prevenzione e delle procedure di gestione dei rischi?
In primis, c’è un’attività ricerca e studio del territorio molto importante. Collaboriamo con diverse università lombarde, come l’Università degli Studi di Brescia, l’Università Bicocca e il Politecnico di Milano, per approfondire gli effetti dei cambiamenti climatici sul comportamento delle risorse e le dinamiche del sottosuolo. E’ importante ad esempio comprendere il funzionamento dei pozzi, l’andamento delle falde o l’interazione tra acque superficiali e acque sotterranee, e per farlo serve avere una caratterizzazione chiara del territorio fino a profondità importanti come 300 metri. La finalità degli studi è sempre operativa: a seconda degli esiti scegliamo come e dove approvvigionarci, come migliorare la rete e come sviluppare modelli che anticipino fenomeni e criticità. Anche in questo caso, poi, lavorare insieme ai comuni è fondamentale: quando si parla di sottoservizi e opere pubbliche serve avere una visione, per così dire, a 360 gradi, ragionando ad esempio su come funziona il meccanismo di dilavamento delle acque, anticipando scenari di eventi climatici estremi, valutare soluzioni naturali. Per fare un esempio, ora è assodato che avere spazi verdi che raccolgano le acque piovane e alberi che permettano un corretto drenaggio e stoccaggio è di cruciale importanza. Veicolare questi messaggi e costruire coi singoli comuni dei progetti condivisi è essenziale, sorpattutto in un territorio come il bresciano, in cui convivono zone lacustri, aree pianeggianti, villaggi di montagna e comuni turistici con densità popolative molto disomogenee, che variano stagionalmente.
4. Che ruolo svolgono la ricerca e l’innovazione nell’ottimizzazione delle risorse e nell’erogazione di un servizio di qualità?
Oltre alla già citata collaborazione con le università, vorrei sottolineare che la digitalizzazione è sempre più importante. L’infrastruttura digitale per la trasmissione dei dati e il monitoraggio in tempo reale sono cruciali per offrire un servizio di qualità. Questo significa anche prendersi cura della formazione del personale e avere dipendenti che sappiano leggere, interpretare e applicare correttamente i dati.
3. Alla luce di quanto menzionato, in che modo Acque Bresciane progetta di raccogliere i dati legati ai processi di economia circolare in vista dell’entrata in vigore della nuova Corportate Sustainability Reporting Directive?
Anche noi ci stiamo interrogando molto su questo aspetto. Lo “tsunami normativo” in corso a livello europeo è importante e lo vedo molto coerente e condivisibile nei principi, quasi obbligatorio. Dall’altro lato, però, lo “sfilacciamento” tra le varie regole europee fa sì che ci sia una grande incertezza da parte delle imprese su come si evolverà la situazione. Noi abbiamo avuto la fortuna di entrare in attività nel 2007 e abbiamo sin dall’inizio costruito una governance aziendale fortemente improntata sulla sostenibilità: abbiamo steso una Carta dei Fondamenti, definito la purpose, redatto sin dal primo anno un bilancio volontario di sostenibilità. Il 2022 è stato il sesto anno in cui il bilancio riceveva certificazione esterna. Abbiamo insomma implementato una serie di processi aziendali attenti alla rendicontazione e non è banale per un’impresa delle nostre dimensioni. Abbiamo però grandi difficoltà per alcuni standard di settore che non esistono. Ad esempio, di per sé il servizio idrico dovrebbe essere un sostenibile, ma in Italia è tra i più energivori, a causa della necessità di far fronte ai vari funzionamenti, spostamenti e pompaggi. Noi ci siamo gestiti acquistando energia verde e producendone il più possibile, ad esempio tramite fotovoltaico, ma resta il fatto che i consumi energetici rimangono alti. Lo stesso vale in altri settori, come quello dei rifiuti o delle emissioni. Bisognerà vedere gli andamenti e le scelte, ma ad ogni modo ciò che serve è dare tempo alle aziende di sviluppare una visione e una strategia.
NB: le interviste qui riportate non fanno parte di servizi commerciali a pagamento. Esse hanno il solo scopo di condividere idee, progetti e riflessioni tra gli iscritti alla newsletter De-LAB.