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Intervista De Lab 
a Daniela Bernacchi, Segretario Generale, Global Compact Network Italia

Nella sua estesa esperienza lavorativa, ha collaborato con organizzazioni del Terzo Settore: in che modo crede che possa impostarsi il rapporto tra aziende profit ed Enti del terzo Settore nel prossimo futuro? Quali sono le linee di sviluppo più interessanti?

Credo che sia importante uscire dalla logica del dono fine a se stesso che ha caratterizzato, e ancora caratterizza, molte collaborazioni profit-non profit. Come Global Compact Network Italia, avendo la rete una natura multistakeholder, promuoviamo al nostro interno l’attivazione di vere e proprie partnership fra attori business e non business partecipanti all’UN Global Compact. Nelle partnership alle quali guardiamo, il profit può mettere a disposizione le proprie competenze adottando sempre una lente di sostenibilità sia sul piano economico-finanziario e di governance, che sociale e ambientale.

I temi della Sostenibilità e della Responsabilità Sociale sono parte integrante delle strategie di crescita delle imprese più lungimiranti. Tuttavia, ancora molte aziende si interrogano su quale sia il ROI di investimenti in questi settori: lei come risponderebbe?

A mio parere, la sostenibilità d’impresa risponde ad una logica di investimento e non di costo e va trattata considerando un arco temporale medio-lungo. Gli investimenti in strategie per la circolarità dell’azienda, ad esempio, si traducono nel tempo in ottimizzazione delle risorse, efficientamento dei costi e riduzione degli sprechi, migliorando l’impatto ambientale e massimizzando il ROI. Restando sull’ambiente, si stima che la green economy e la just transition creeranno nei prossimi anni 300 mila posti di lavoro. Va aggiunto, inoltre, che i consumatori sono sempre più attenti e esigenti rispetto “acquisti responsabili”, sia nel caso di prodotti che di servizi. Infine, pensiamo al tema della finanza responsabile e agli investimenti in prodotti finanziari attenti alla sostenibilità come gli SDGs Bond o i Green Bond. Nel prossimo futuro, le aziende che avranno saputo rispondere adeguatamente al contesto mutato e alle nuove esigenze di mercato, integrando la sostenibilità nelle proprie strategie, saranno quelle che avranno anche “messo in sicurezza” il proprio ROI.

Da molto tempo si parla del superamento dei modelli filantropici di assistenza alle comunità vulnerabili e ai temi ambientali, tuttavia, in tempi di emergenza – come nel caso della prima ondata di Covid19 – il ricorso alla filantropia è stato il canale più seguito dalle imprese profit più sensibili: in che modo, secondo lei, sarà possibile far convivere filantropia e approccio strategico ai temi ambientali e sociali, nel prossimo futuro?

Credo che in una fase emergenziale, ad esempio per pandemia o terremoto, sia assolutamente normale assistere ad una crescita delle attività filantropiche da parte del settore privato. Anzi, è molto bello vedere che in Italia ci sia una così elevata propensione al dono. 

Nella fase post-emergenziale, quella di “ricostruzione”, i due approcci filantropico e strategico sui temi ambientali e sociali potranno senz’altro convivere. Oggigiorno, ad esempio, con grande senso di responsabilità molte imprese sostengono le proprie catene di fornitura con pagamenti anticipati o garantendo quantitativamente gli ordini, con un effetto positivo sui territori e le comunità. La pandemia ha poi reso ancora più urgente la salvaguardia dell’ambiente e molte aziende hanno già adottato un approccio strategico per ridurre le proprie emissioni e gli impatti negativi dei processi produttivi. Non esiste un pianeta B, per questo tutti gli attori sono chiamati ad agire per proteggere la biodiversità e fermare il preoccupante trend del riscaldamento globale. 

Il Global Compact Network Italia opera per il coinvolgimento delle imprese private nel rispetto dei principi di trasparenza, sostenibilità, diritti umani, tutti parte di un paradigma economico che sta evolvendo verso il PURPOSE: quali sono, per il GCNI, le prossime sfide da affrontare?

Nel 2021, nell’ambito del più generale impegno sui Dieci Principi del Global Compact e l’Agenda 2030 ONU e recependo le priorità indicate dall’UN Global Compact, il Global Compact Network Italia si concentrerà su tre grandi temi: il clima, l’inclusione  e lavoro dignitoso , la parità di genere. Circa quest’ultimo, siamo tutti consapevoli di come la pandemia abbia aumentato sensibilmente le disuguaglianze, aumentando il cosiddetto “carico mentale” e pratico familiare per le lavoratrici e ad oggi l’SDG 5 – Gender Equality è quello più lontano da raggiungere: si stima che nel mondo servano ben 257 anni per raggiungere la piena parità di genere quando l’obiettivo sarebbe il 2030!

Il lavoro del GCNI è parte di una rete internazionale incardinata nel sistema delle Nazioni Unite: in che modo la pandemia ha spostato – se l’ha fatto – l’attenzione degli organi istituzionali Onusiani verso gli interlocutori pubblici responsabili dei modelli di gestione della crisi? 

L’interlocuzione con le Istituzioni è sempre stata parte delle attività dell’UN Global Compact e le realtà onusiane. La logica di intervento del Network italiano è parimenti multistakeholder e le Istituzioni, sia nazionali che locali, sono fra i nostri principali interlocutori. Crediamo, infatti, che le imprese possano e debbano confrontarsi con gli enti governativi, così come con il mondo accademico e la società civile, su tutte le tematiche dello sviluppo sostenibile. La pandemia ha semmai rafforzato la nostra attenzione verso le Istituzioni: basti pensare che nel 2020 hanno partecipato alla celebrazione locale de Ventennale del Global Compact il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, quello degli Esteri e della Cooperazione Internazionale, quello per lo Sviluppo Economico. L’evento si è incentrato sul tema della “just transition” ed è stato patrocinato anche dai primi due Ministeri citati sopra e da quello dell’Ambiente e per la Tutela del Territorio e del Mare.

In che modo il Global Compact misura il lavoro svolto dal settore profit per il raggiungimento degli SDGs indicati dall’Agenda 2030? E qual è il ruolo assunto dal Global Compact Network nell’ambito dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite?

Il Global Compact delle Nazioni Unite richiede ai propri aderenti di redigere ogni anno una COP (Communication on Progress) che attesti proprio i progressi verso i 10 Principi e il contributo verso gli SDGs. È importante che le aziende rendicontino in maniera trasparente e accountable sia i progressi positivi che gli impatti negativi considerando tutta la propria sfera d’influenza, seguendo la logica di progresso indicata dalle Nazioni Unite. 

Il ruolo del Network italiano è, quindi, quello di sensibilizzare le aziende sull’Agenda 2030 ma anche di fornire ai propri aderenti strumenti concreti di self assessment – come la piattaforma SDG Action Manager di Global Compact e B-Lab; di reporting, come le guide sviluppate congiuntamente dal Global Compact con il GRI – Global Reporting Initiative; i Science Based Targets sul clima; di approfondimento, come i toolkits e le pubblicazioni della library). A ciò, si affiancano tutte le iniziative promosse al livello nazionale su temi specifici che hanno come obiettivo quello di promuovere il confronto, la condivisione di best practice aziendali, la nascita di nuove partnership o azioni collettive.

Se potesse fare un appello al mondo imprenditoriale italiano più restìo ad investire in Responsabilità Sociale e Sostenibilità integrata, cosa direbbe?

Direi che l’unica recovery possibile è orientata ai principi dello sviluppo sostenibile. I vecchi modelli del “business as usual” saranno definitivamente superati attraverso l’integrazione di una seria valutazione degli impatti sociali e ambientali, avendo sempre l’Agenda 2030 come framework di riferimento. Altrimenti, i danni sarebbero enormi e non ce lo possiamo permettere. Solo con strategie inclusive, tutelando le fasce più deboli e garantendo posti di lavoro sicuri, diminuiremo le disuguaglianze e limiteremo tensioni sociali; solo con politiche attente all’ambiente preserveremo il pianeta casa comune e garantiremo un futuro alle nuove generazioni.

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