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Intervista a Francesca Guidetti

  • La storia della Guidetti srl inizia a metà degli anni ‘80 in un piccolo capannone a Renazzo, frazione del Comune di Cento (FE), dove Mauro Guidetti realizza su commessa il suo primo prototipo: un macchinario unico, capace di dividere la plastica dai cavi. Oggi l’azienda è leader nel riciclaggio e recupero dei materiali e metalli non ferrosi – alluminio, rame,  plastica– da cavi elettrici e altri scarti elttrici ed elettronici ( RAEE)  Quali sono stati i principali ostacoli che avete dovuto superare all’inizio della vostra attività e come avete fatto a vincere le iniziali sfide? 

In quegli anni non si parlava di riciclo o recupero, erano parole sconosciute. Già questo era una barriera. Eravamo visti come dei visionari: non avevamo credibilità, né soldi. Gli esordi sono stati “in recupero” in tutti i sensi e ricordo che la prima macchina per il riciclo dei cavi elettrici (rame e plastica) fu fatta con materiali di recupero. Il prodotto funzionò benissimo e così abbiamo iniziato a promuoverla trovando persone che la apprezzavano per la sua economicità. Nelle fiere ci siamo fatti conoscere in tutto il mondo. Di quel periodo penso che se avessimo seguito le critiche non saremmo mai partiti: abbiamo “osato” separare i materiali con un sistema ecologico (usando solo l’aria), nel 1996, senza chiedere aiuti alle banche perché non avevamo abbastanza storia. Quelli sono arrivati solo dopo e poi da lì tutto è partito in maniera esponenziale: trovavamo tutte porte aperte.

  • Rappresentate una PMI ad altissimo valore aggiunto, con i 20% di investimenti in R&D sul fatturato, 80% di export, 100% Made in Italy, gestione famigliare: qual è il segreto per dominare il mercato senza perdere la propria identità? 

Questa è una domanda molto importante. La nostra identità resta la stessa degli esordi: ci siamo basati – e continuiamo a farlo – sulla grande qualità e sulla costante ricerca di nuove soluzioni. Siamo conosciuti per la nostra serietà tra i clienti e i fornitori. Garantiamo tutte le nostre macchine e non vogliamo scorciatoie o facili guadagni. Puntando all’eccellenza, vogliamo essere il riferimento e dobbiamo comportarci come tale. Piuttosto rifiutiamo una vendita che assecondare le aspettative del cliente che non si possono raggiungere: ma restiamo noi stessi. 

  • La sostenibilità ambientale e sociale è un tema che vi tocca da vicino: grazie alla vostra attività evitate di immettere nell’atmosfera 225.000.000 di tonnellate di CO2. Come inserite i valori e i principi sociali ed ambientali nel vostro operato quotidiano? 

Abbiamo uno slogan che parla da solo: portiamo il design (di prodotto) a essere sempre più sostenibile. Riduciamo l’assorbimento energetico con minor uso di materiali, evitiamo ogni spreco. Rendiamo gli ambienti di lavoro confortevoli e sani e tutti i nostri 7 capannoni sono coimbentati con finestre isolanti.  Abbiamo mezzi elettrici di movimentazioni e i materiali delle nostre macchine sono riciclabili al 100%. In futuro vogliamo togliere la plastica dagli imballi e continuare ad ottimizzare i trasporti per evitare emissioni inutili e per ridurre i costi: movimentare un container oggi costa il triplo che in passato (da 3000 a 9000 euro)….quindi si cerca di non sprecare nulla.  

  • La vostra azienda è un importante attore di ciò che oggi viene definito modello di economia circolare: quali interventi (politici, legislativi, economici) sarebbero necessari per poter espandere meccanismi di recupero dei materiali di scarto industriali? 

Se parliamo dell’Italia, anche nel nostro settore, è la burocrazia il vero problema. Noi non possiamo competere con altri imprenditori a causa di questo. Da qui si capisce perché Guidetti in Italia non vende più del 10%. Ridurre la burocrazia sarebbe davvero necessario per far crescere noi e tutto il settore del riciclo. Gli incentivi finanziari in corso sono molto efficaci e con la 4.0 si possono rinnovare tutti gli impianti dotandosi di macchine per il riciclaggio. Snellire i processi servirebbe poi anche per avere impatti sociali. Le faccio un esempio: volevamo assumere un operaio marocchino direttamente dal Marocco….è stato un percorso ad ostacoli continuo, tra ufficio per la migrazione e carte per garantire la sua entrata in Italia. Se ci fosse meno burocrazia si potrebbe anche approcciare concretamente il tema dell’immigrazione clandestina. 

  • Spesso si dice che le imprese italiane non sanno fare rete: nel vostro caso siete riusciti a fare squadra e a collaborare con altre aziende del territorio? Se si, su quale progetto/iniziativa in particolare? Quali sono state le condizioni che vi hanno permesso di unirvi ad altri imprenditori per portare avanti un obiettivo comune? 

Normalmente si ha paura di perdere mercato, know how, clienti. Per noi vale il contrario: più divulghiamo le nostre idee, più cresciamo. Abbiamo provato anche a fare cose fuori dal nostro core business, per esempio lavorare sul recupero dei metalli preziosi dalle schede elettroniche, assieme ad un’azienda di Napoli. Poi collaboriamo anche con i nostri clienti, che mostrano i nostri impianti ad altri partner che poi ci contattano. Inoltre abbiamo sperimentato vari partenariati all’interno di progetti europei. Infine, può sembrare assurdo, ma lavoriamo anche coi nostri competitor: siamo convinti del nostro potenziale, sappiamo che nessuno meglio di chi lo inventa, conosce il prodotto, tutte le altre sono le copie e come tali durano fino a che non immettiamo un nuovo prodotto rinnovato  Innoviamo continuamente e siamo già più avanti. 

  • Guardando al lungo periodo, quali sono le tre parole chiave su cui ruoterà il futuro di imprese innovative come la vostra? 
  • Ottimizzare: per ridurre gli sprechi occorre essere semplici, evitare troppi passaggi.  
  • Diversificare: guardare anche ad altro che sta nascendo nel proprio settore (per esempio nel nostro caso al riciclaggio degli inerti)
  • Divulgare: non avere paura di raccontarsi e condividere la propria esperienza d’impresa  
  • Che cosa vi sentireste di consigliare ad una giovane imprenditrice/un giovane imprenditore che vuole lavorare in Italia?

Se si ha un’idea consiglio di fare come noi: avere tenacia, cercare collaborazioni, proporre bene la propria intuizione: ora ci sono mezzi di comunicazione eccezionali e gratuiti (web, social) che aiutano in questo. Poi bisogna essere determinati, darsi degli obiettivi, giorno per giorno, per raggiungerli senza disperdersi in troppi rivoli ma rimanendo focalizzati. In sostanza consiglio di appassionarsi a cosa si vuole fare e rimanere concreti, con la mente aperta.  

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