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Intervista a Roberto Paura, Direttore dell’Istituto Italiano sugli studi di Futuro

Questo mese vi presentiamo una persona fantastica: si chiama Roberto Paura ed è il direttore dell’Istituto Italiano sugli studi di Futuro. Ecco a voi l’intervista completa, riportata anche nella newsletter De-LAB di maggio. Buona lettura! 

Cosa sono gli studi sul futuro? 

Si chiamano studi sui futuri, o sugli scenari futuribili, tutti quei processi di approfondimento degli scenari congetturabili non prevedibili. In questi studi si analizzano le grandi tendenze e gli shock inaspettati, le “wild card”. La loro finalità è costruire scenari strategici di lungo periodo. 

Quali sono le applicazioni concrete degli studi dei Futuri? 

I cosiddetti Corporate Foresights, in cui si sviluppa uno scenario, o una pluralità di scenari e con queste alternative si è in grado id sviluppare una strategia di lungo termine per una trasformazione strategica. Poi ci sono applicazioni sociali ad uso della società civile, afferenti all’ambito della previsione sociale inaugurata dal Club di Roma negli anni ‘60. 

Come vengono influenzati tali studi da shock esogeni non prevedibili, i cosiddetti “Cigni Neri”? 

Per noi che studiamo questi spetti il vero cigno nero praticamente non esiste se si tratta di fenomeni umani tutto è quasi sempre prevedibile. Cioè che non si possono preveder sono gli effetti. Ad esempio sul Covid19, tutti i maggiori esperti di pandemie sapevano che si sarebbe verificata una pandemia in questi anni. Esistono metodi come la “Ruota dei Futuri” dove si lavora per capire gli impatti dei cigni neri, il cosiddetto “pensiero anticipante”. 

L’Italia è un paese a crescita demografica zero. Il futuro può essere fatto da anziani? 

La situazione demografica Italiana è la dimostrazione di un “presentismo” che vede il futuro come la naturale continuazione del presente. Nel nostro studio, in merito, stiamo monitorando il cosiddetto conflitto intergenerazionale (o la sua assenza) perché fondamentale per le politiche transgenerazionali, ad esempio quelle che inseriscono delle “Quote Giovani” nei Board. Tuttavia, per influenzare con pensieri di futuro una popolazione la cui età media è così avanzata ci vuole molto impegno e spesso lo si fa concretizzando le difficoltà dei loro figli nel mondo del lavoro. Recentemente ci aiuta l’articolo della Costituzione che parla dei diritti delle future generazioni. 

Ci consigli un libro e un film per capire il futuro? 

Come film consiglio Minority Report, di Spielberg, che si focalizza sulla dittatura dei dati. Come libri consiglio “Superintelligenza” sui rischi di una società asservita all’Intelligenza Artificiale e “Player One”, di Ernest Cline, sul Metaverso.

Citando un celebre testo, il futuro “è un fatto culturale”. Come cambia l’intuizione del futuro nelle diverse culture? 

Il futuro inteso come capacità di aspirare da sempre si riferisce ad aspirazioni diverse. In occidente il futuro coincide col concetto di progresso, recentemente di tipo principalmente tecnologico. In passato – per esempio durante l’Illuminismo – il progresso era anche sociale, oltre che tecnologico. Esistono pertanto dei metodi di valutazione delle influenze culturali, chiamati Future Lab o la Casual Layered Analysis, in cui si valutano gli assunti culturali che determinano la visione del futuro. Ma quindi ciò che si ottiene è una tendenza alla relativizzazione, o ad una sorta di “esperanto” del futuro? Diciamo che si creano modelli che generano una convergenza verso uno scenario comune… e ovviamente la convergenza può essere intrinsecamente positiva o negativa, come tutti i processi di sintesi. 

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