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Intervista a Stefania Temis, Assessora alla Gentilezza del Comune di Otranto

Continua la nostra carrellata di interviste “segnanti”. Oggi approfondiamo il lavoro di Stefania Temis, dai primi mesi del 2021 Assessora alla Gentilezza del Comune di Otranto. Una vita di impegno come insegante e come clown negli ospedali, ha all’attivo un progetto radiofonico per bambini sul valore della gentilezza e poi il “salto” verso le istituzioni, concretizzando la gentilezza sul territorio: un messaggio originale e concreto che condividiamo con voi.  Buona lettura!

  1. Da dove nasce l’idea di istituire, a Otranto, l’assessorato alla Gentilezza?

Nasce dal desiderio di accrescere lo spirito di comunità e dare il buon esempio a tutti i cittadini, a cominciare dai più piccoli, attraverso attività e azioni che puntino al rispetto dell’altro e delle cose che ci sono concesse, implementando il senso dell’educazione e l’esercizio, sempre prezioso, delle buone maniere. 

  1. Quale può essere, secondo lei, il senso “politico” di essere gentili, al giorno d’oggi?

Credo che la “gentilezza”, da un punto di vista politico, significhi unione, collaborazione, disponibilità alla comprensione. Nonostante le divisioni politiche, e di conseguenza decisionali e di indirizzo che fisiologicamente esistono all’interno di un’Amministrazione comunale, essere gentili non è affatto scontato. La gentilezza consente di porsi, nell’ascolto delle idee altrui, con un atteggiamento più disponibile e predisponente, rendendo sempre possibili punti d’incontro e mai di scontro anche quando le idee sono tra loro contenutisticamente distanti o divergenti. In sostanza, è tutto meno complicato quando si è gentili.  

  1. Può farci degli esempi di “gentilezza” applicati alla gestione di un comune turistico come quello salentino? 

Essere gentili può significare mille cose, a prescindere dalla vocazione turistica del mio comune. Può voler dire rivolgere un sorriso la mattina prima di andare al lavoro, dentro e fuori la propria casa. Praticare l’aiuto reciproco e il senso di comunità, tendere la mano al prossimo e sostenere i più deboli, anche nelle piccole cose della vita quotidiana. In un’ottica prettamente turistica, la gentilezza in qualche modo “va oltre”: la si può praticare al di là dei propri confini, vuol dire immensa apertura verso l’altro, sforzarsi perché questo accada, specie in un periodo, quale quello estivo, che nelle persone che lavorano nel settore, svolgendo ritmi serrati, delle volte può provocare nervosismo e dunque apparente distacco. Significa riconoscere appieno l’importanza e il valore del turista. Significa, in una parola: accoglienza. Nel mese di giugno, in occasione della Giornata nazionale delle panchine viola, insieme ai ragazzi della Scuola Secondaria di Otranto abbiamo colorato di viola tre panchine della città, sulle quali abbiamo scritto alcune frasi significative sulla gentilezza. Mi è capitato spesso, in questi giorni di agosto, di incrociare turisti che oltre a fotografare le panchine, se ne allontanavano poi con il viso contento. La gentilezza è contagiosa, fa stare bene. Altri progetti in arrivo saranno il book-crossing nell’ “angolo gentile” e a settembre i “giochi della gentilezza” dedicati ai bambini.  

  1. Qual è stato il riscontro da parte dei cittadini all’indomani della istituzione dell’Assessorato alla Gentilezza?

Sin dall’inizio del mio assessorato, ho sempre saputo, con discreta certezza, che molti miei concittadini considerano tale assessorato come astratto e inconcludente. Sappiamo bene che non è così. Gentilezza è sinonimo di accoglienza, inclusione e comprensione. 

5. Potrebbe dirci con tre parole perché la gentilezza è cosa da prendere sul serio?

Queste sono le tre parole che mi vengono in mente sempre. Parole cariche di significato, ma soprattutto di concretezza. 

ACCOGLIENZA: Otranto è stata sempre abitata da uomini con culture e lingue diverse. Siamo in un certo senso abituati all’apertura verso l’altro. 

INCLUSIONE: è lo step successivo dell’accoglienza, perché questa, da sola, delle volte non è sufficiente. 

Poi c’è lo spirito di COMPRENSONE, altrettanto prezioso, che secondo me si collega alla gentilezza anche dal punto di vista politico.

Tre concetti concatenati, che se praticati costantemente possono provocare un apporto preziosissimo a vantaggio della comunità intera. 

6. Quali sono i principali ostacoli che riscontra nel lavoro del suo assessorato?

L’assessorato alla gentilezza è un incarico “a costo zero, ma dal grande valore simbolico”, creato affinché ogni persona possa sentirsi parte integrante della sua comunità e si possa riconoscere all’interno di essa. Insomma, una delega che non costa nulla ma con grandi effetti positivi e con l’enorme vantaggio di poter arrivare a chiunque. A me, in tutta onestà, non sembra di trovare ostacoli se non nel limite imposto dal budget e dal tempo: per sviluppare progetti seri sulla gentilezza occorre far maturare il principio all’interno delle comunità e questo richiede tempo. 

7. Ci sono degli esempi di città (più o meno grandi) che vorrebbe “importare” a Otranto? 

Tutti gli Assessori alla Gentilezza scelgono di entrare nella Rete Nazionale degli Assessori alla Gentilezza, coordinata dal dott. Luca Nardi (www.costruiamogentilezza.org) il cui obiettivo è quello di creare una rete di assessorati che contribuiscano alla diffusione della cultura della gentilezza e che collaborino per la condivisione di pratiche e prassi finalizzate al miglioramento del benessere dei rapporti nelle loro comunità, delle iniziative o delle scelte “gentili”. Tutte le iniziative realizzate nei Comuni dagli assessori alla gentilezza vengono condivise e riproposte dagli altri Assessori alla Gentilezza nei propri territori, affinché si crei un circolo virtuoso. Il confronto e la condivisione con i colleghi sono davvero entusiasmanti. 

8. Potrebbe dirci quale figura, quale libro e quale esempio hanno maggiormente ispirato il suo operato come Assessore alla Gentilezza?

Subito risponderei Madre Teresa di Calcutta, sul cui esempio immenso, che tutto il mondo conosce, non serve aggiungere nulla. Ma è pur vero che se dovessi pensare a un esempio di gentilezza concreta, prossima, immediata, non potrei non ritrovare nella mia mente quella manifestata dai miei concittadini trent’anni fa in occasione dello sbarco degli albanesi. A loro toccò il compito della primissima accoglienza, quella dei primi abbracci, del calore umano, del sogno di un futuro migliore. Io ero giovane e ne ho un ricordo nitido, uno di quelli che non sbiadiscono mai. Infine vorrei consigliare due libri che ho letto tempo fa e che associo al mio modo di vedere la gentilezza: il primo si chiama “Le libellule di Mariasole” di Tiziana Pedone ed il secondo “Il mare in base al vento” di Valentina Perrone.

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