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Intervista alla Dott.ssa Claudia Chiti, General Manager di Manni

L’intervista De-LAB di questo mese vi porta a conoscere la Dott.ssa Claudia Chiti, General Manager di Manni Group, azienda specializzata in infrastrutture per l’edilizia. Buona lettura e alla prossima intervista!

Manni Group è una realtà che opera da 75 anni nel settore delle infrastrutture per l’edilizia, in tutto il mondo. Possiamo dire che “fate” International Development sul campo: quanto contano gli impatti sociali nei vostri processi commerciali (per esempio quando operate nei Paesi in Via di Sviluppo)?

E’ sempre maggiore l’attenzione alla Sostenibilità (ESG) e il nostro Gruppo fa di questo uno dei punti della Strategia globale, da perseguire attraverso obiettivi e attività che interessano tutte le ns Aziende in tutti i mercati. Parlando di Paesi africani, ad esempio, ci pare più che condivisibile l’orientamento dei governi di molti Paesi alla produzione locale. Noi, con Manni Green Tech, ci stiamo concentrando sulla penetrazione di nuove tecnologie costruttive sostenibili e di facile applicazione, in alcuni Paesi dell’Africa occidentale e centrale, nei quali contiamo, nel medio termine, di organizzare linee produttive. Come primo passo, stiamo attivando collaborazioni con imprese di costruzione nei Paesi in cui introduciamo le nostre tecnologie, facciamo formazione ai loro tecnici e maestranze e li supportiamo nella proposta di sistemi avanzati di costruzione che recano vantaggi alle loro aziende e portano maggiori benefici a chi abiterà questi edifici. Questo approccio di cooperazione con le realtà locali viene molto apprezzato.

  • A livello internazionale il peso dell’Italia in alcune Regioni, tra cui l’Africa, a livello infrastrutturale è notevolmente diminuito, basti pensare al crescente ruolo Cinese nella fornitura di impianti e soluzioni per la mobilità. Secondo lei quali sono gli aspetti su cui potremmo tornare ad essere competitivi in un mercato globale che tende a competere solo sul prezzo?

Tutto sta rapidamente cambiando e l’Africa, contrariamente a ciò che si pensa normalmente in Europa, ha imboccato la strada del cambiamento ad una velocità ben maggiore di altri Paesi del mondo, anche più avanzati, sebbene in modo ancora scomposto e con tanti problemi strutturali che non sarà facile risolvere. In tutto ciò, anche la visione che gli africani hanno del “resto del mondo” è molto diversa da quella che forse è stata in passato; sta prendendo vigore un riscatto dalla storia colonialista e certi Paesi più neutrali rispetto  a questo passato (almeno in gran parte dell’Africa), come l’Italia, sono visti in una prospettiva di favore rispetto ad altri. Il Senegal, per fare un esempio, accoglie molto volentieri le iniziative imprenditoriali italiane sul proprio territorio, ma direi che questo è un trend che si replica in molti altri Paesi.

  • Si parla molto di collaborazione tra profit e non-profit, come indicato nel SDG 17 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Al di là della retorica, come vede la possibile collaborazione di questi due mondi così diversi per mission e pratiche di lavoro? 

Penso che sia una strada nuova, che necessita di sperimentazione, ma che può rappresentare una reale opportunità per rendere vincenti le strategie “profit”, le “non-profit”, e contestualmente soddisfare alcuni bisogni delle popolazioni locali. Le organizzazioni non profit, per fare un esempio, hanno una grande conoscenza dei territori e delle comunità locali e potrebbero accompagnare certe scelte strategiche delle aziende, le quali in questo modo potrebbero accelerare il raggiungimento dei propri obiettivi e determinare con maggiore efficacia effetti di sviluppo e miglioramento delle condizioni delle comunità residenti.

  • La crisi energetica globale sta mettendo a dura prova le imprese private: pensa che possa essere un’opportunità per concretizzare percorsi energetici più sostenibili (geotermico, idrogeno, eolico) o non ci sono realisticamente le condizioni per convertire l’attuale modello energetico italiano verso questi approcci più sostenibili?

Ogni crisi genera una spinta all’innovazione, è così da sempre e lo sarà necessariamente anche questa volta. Il nostro Gruppo si è dato obiettivi importanti e addirittura abbiamo una Azienda, Manni Energy, che opera proprio nel campo delle rinnovabili e dell’efficientamento energetico. Nel caso delle costruzioni civili, che hanno una grande responsabilità nel consumo di energia durante il ciclo di vita (riscaldamento, condizionamento in primis), è determinante riqualificare il patrimonio edilizio esistente (come si sta facendo in Europa, ora e per i prossimi 20 anni) e costruire “bene” il nuovo, anche nei Paesi emergenti, anche dove non ci sono ancora norme stringenti.

  • Il percorso di molte donne manager è pieno di rinunce e compromessi: quali sono, secondo lei, quelli da fare e quelli da rifiutare? Se dovesse dare un consiglio ad una donna manager, cosa le direbbe? E cosa direbbe ad un uomo?

In nessuna relazione sociale si può essere rigidi: l’individuo, per stare in una comunità, accetta in qualche modo di porre dei limiti alla propria libertà individuale per integrarsi con le altre individualità e da ciò trova anche beneficio, nella partecipazione a progetti ed esperienze resa possibile, appunto, dallo stare insieme secondo qualche regola condivisa. Non è molto diverso per una donna che intraprenda una carriera: a maggiori responsabilità corrispondono impegni più grandi, che impattano sulla vita privata. Io, in passato, ho rinunciato a spazi privati che mi avrebbero consentito di “respirare” di più e probabilmente avrebbero dato migliori frutti, sia al lavoro che nel privato. Oggi, comunque, mi trovo una famiglia compatta, due figli in gamba, un ruolo di responsabilità e… non rinuncerei mai e poi mai, almeno finché la forma fisica “tiene”, alla mia passione per l’equitazione, il trekking e vari hobbies. Penso che se avessi saputo gestire meglio i miei spazi privati quando ero più giovane, avrei fatto un percorso più rapido (sembra strano, ma è così) grazie ad una maggiore consapevolezza: è dandosi valore, che si viene apprezzati di più! Questa banale affermazione mi sentirei di dare come consiglio ad una donna che voglia crescere professionalmente: datti valore, sarai più apprezzata. A quella parte di uomini ancora convinti di esercitare il potere attraverso la posizione lavorativa, direi un po’ il contrario: prendetevi un po’ meno sul serio, sciogliete il nodo alla cravatta e accorgetevi che è stando nella comunità (lavorativa, sociale) che si riesce a farsi apprezzare come leader.

  • Potrebbe consigliarci un libro o un film che le hanno fatto capire aspetti importanti dell’attuale mondo del lavoro? 

Si: “Scoutismo per ragazzi”, di Lord Baden Powell. Ci sono tutti i principi e le indicazioni di metodo che sono ancora moderni ed attuali per la vita “socialmente sana” e individualmente consapevole di un buon manager e cittadino del mondo.

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